Connect with us

HOME PAGE

I DERBY DEL MONDO | di Roberto Corbo | Puntata n°02: GLASGOW

GLASGOW

La guida turistica della Scozia della National Geographic, tra le pagine dedicate a Glasgow, riporta una breve annotazione sul derby calcistico tra Rangers e Celtic: l’Old Firm, il Vecchio Affare come lo chiamano da quelle parti.

L’idea di citare una partita di calcio, piuttosto inconsueta nell’editoria di questo genere, potrebbe far pensare che il più grande centro urbano della Scozia non abbia poi così tanti motivi per far parlare di sé.

Altroché! Glasgow è una città diversa dalla gotica e paludata capitale Edimburgo, ma non per questo meno interessante e meno autenticamente scozzese. Passeggiando per il centro storico hai la sensazione di fare un viaggio nel tempo. Osservi gli imponenti ed eleganti edifici in arenaria e comprendi cos’era questa città quando l’impero britannico dominava il mondo e Glasgow era seconda solo a Londra.  E poi gli immensi parchi, gli originali ed interessanti musei, i giganteschi murales e la città nuova, adagiata sulla sponda nord del fiume Clyde, arricchita da autentiche perle dell’architettura moderna, nuove metafore di un ritrovato dinamismo. 

Si diceva quindi, se l’Old Firm viene citato perfino da una autorevole guida turistica, un motivo ci sarà. In verità ce ne sarebbe più di uno. Innanzitutto il primato della stracittadina più longeva della storia del calcio mondiale. I Rangers fanno risalire la propria origine al 1872, il Celtic nasce solo quindici anni dopo. Da allora sono passati circa 130 anni ma la rivalità tra le due franchigie ha mantenuto pressoché intatte le sue prerogative.

L’Old Firm è un evento che trascende il calcio, scardina i confini della competizione sportiva e va oltre perché tocca nervi scoperti su questioni religiose, politiche ed economiche.

I Rangers sono storicamente protestanti; il Celtic nasce nelle comunità di emigranti irlandesi, quindi di profonda fede cattolica. Ma le “guerre di religione”, si sa, non sono mai fini a sé stesse. Il derby di Glasgow è anche lotta di classe, o quanto meno si consolida nella sua storia su questo cliché.

Più che la coscienza degli uomini, sono le condizioni della vita materiale a dominare lo sviluppo della vita sociale, politica ed intellettuale, sosteneva, in buona sostanza, Carl Marx. E infatti, anche per l’Old Firm, la storia della conflittualità di matrice esclusivamente religiosa non regge.

Dopo aver ha conosciuto i fasti dell’epoca vittoriana, a partire dagli anni sessanta del secolo scorso l’industria navale di Glasgow, cuore pulsante dell’economia della città, è sprofondata in una crisi senza precedenti. Le ricette lacrime e sangue della Thatcher hanno moltiplicato gli effetti di una divaricazione sociale che, neanche a dirlo, ha avuto pesanti riflessi anche sull’antica quanto già infuocata rivalità cittadina.

Sono anni questi in cui se nasci in uno dei fatiscenti sobborghi della città non puoi che essere tifoso del Celtic. Se invece la tua famiglia appartiene alla agiata borghesia cittadina, il tuo cuore batte per i Rangers.

Non è tutto. Essere da una parte o dall’altra implica anche una visione differente e spesso dicotomica della politica. Se tifi Celtic sei automaticamente anche indipendentista; se tieni per i Rangers sei unionista, fedele alla Regina di Inghilterra, che poi è il capo della Chiesa Anglicana. E il cerchio si chiude.

People make Glasgow”: è il motto che la città ha adottato dal 2014 quando ha ospitato i Giochi del Commonwealth. Lo puoi leggere ovunque: all’aeroporto, sui grattacieli della città, nei manifesti delle piazze e delle strade del centro. Non è solo uno slogan; se questa città è riuscita a sollevarsi dall’abisso e ricostruirsi in pochi decenni l’immagine (ma c’è anche molta sostanza) di una metropoli elegante e dinamica, gran parte del merito va ascritto ai suoi abitanti, gente passionale e vigorosa. Questo antico ardore è ancora intatto ed è tangibile in ogni sua espressione e manifestazione sociale. Quindi anche nella viscerale passione per l’Old Firm.

Fortunatamente oggi questa rivalità non fa più registrare i tristi bilanci da guerriglia urbana degli anni ’70 e ’80, quando durante i violenti tafferugli tra le due tifoserie ci scappava pure il morto.

Ciò non significa che il clima nei derby di oggi sia pacifico dentro e fuori allo stadio, prima, durante e dopo la partita. C’è sempre del fuoco che cova sotto la cenere. E c’è sempre qualche pretesto per innescare la miccia. Nei pub di Glasgow, altra peculiare ed affascinante attrazione di questa particolare città, in periodo di Old Firm sembra di stare sul set di un film di Ken Loach: atmosfera conviviale, birra che scorre a fiumi e sbronze paurose, in attesa dell’inevitabile provocazione del tifoso avversario e di una scazzottata liberatoria.

Anche allo stadio le cronache annoverano dettagli di un clima tutt’altro che amichevole. L’Old Firm è il campo di uno scontro di forze, l’arena di slogan con cui le rispettive tifoserie si apostrofano senza esclusione di colpi. Ogni anno si ripete il copione di insulti e proclami, a volte anche oltre i limiti della profanazione: da un lato i tifosi indipendentisti del Celtic con i loro cori inneggianti all’IRA e alla sua guerra contro il governo centrale che ha insanguinato la storia recente del Regno Unito; dall’altro i perfidi ed insinuanti sberleffi dei tifosi dei Rangers all’indirizzo dei cattolicissimi supporters avversari: il dolorosissimo scandalo della pedofilia che negli anni ’90 travolse la Chiesa Cattolica d’Irlanda è ancora una ferita aperta.

Se sugli spalti le tifoserie non si scambiano cortesie, le due squadre in campo spesso fanno poco o niente per evitare di scaldare gli animi. Qualsiasi gesto, anche il più inconsapevole, può essere tacciato di provocazione. Ne sa qualcosa, un esempio su tutti, il portiere polacco del Celtic, Boruc, reo, secondo i tifosi dei Rangers, di essersi fatto il segno della croce proprio sotto la loro curva. Apriti cielo! Partita sospesa fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.

Durante l’Old Firm il cortocircuito può innescarsi in qualsiasi momento perché la tensione è sempre al limite del parossismo. Il vortice di rumori, colori ed energia che si sprigiona prima, durante e dopo i novanta minuti, risucchia tutti gli attori, in campo e sulle tribune.

Ma è proprio questa tensione dinamica, se non drammatica, a rendere forse unica al mondo questa secolare lotta per la supremazia cittadina.

Trending

VUOI COLLABORARE CON NOI? [email protected]
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog sono tratti da internet e, pertanto, considerati di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi.