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13 Giugno | Auguri Dasaev! La “Cortina di Ferro” che entrò nel Mito


Rinat Dasaev rappresenta uno dei capisaldi per Tutti i Portieri (ad ogni latitudine calcistica) nati e cresciuti negli anni 80-90.

Portiere dell’Ultima Unione Sovietica, Dasaev ha dedicato il meglio della sua vita calcistica allo Spartak Mosca.

Ha difeso la porta moscovita per 335 volte dal 1977 al 1988, mettendo in bacheca 2 campionati sovietici in tempi in cui c’era l’aspra concorrenza di una certa Dinamo Kiev.

Significativa l’esperienza al Mundial di Spagna 1982: Dasaev divenne “La Cortina di Ferro” e fu unanimemente riconosciuto come il miglior portiere del Mundial, insieme al nostro Zoff, capitano degli azzurri campioni, che alla vigilia della finalissima di Madrid osservò:

«Mi sembra che il miglior portiere sia stato il sovietico Dasaev per lo stile e l’eleganza dei suoi interventi. Se continua così sarà uno dei maggiori protagonisti della scena internazionale nei prossimi anni».

Proprio in virtù di questi successi internazionali, a lui toccò anche il premio di calciatore sovietico dell’anno.

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In Nazionale sono però di fatto 2 i Grandi appuntamenti “mancati”:

  • il primo riguarda le Olimpiadi del 1980 a Mosca, dove la formazione sovietica cade in semifinale contro la Germania Est (che perderà la finale con la Cecoslovacchia) e deve accontentarsi della Medaglia di bronzo (vittoria 2-0 sulla Jugoslavia);
  • Il secondo gli Europei del 1988 in Germania, quando la banda Lobanovski, dopo aver mancato la consacrazione ai Mondiali del 1986 (dove il “Calcio del 2000” fu battuto 4-3 dal Belgio nei quarti di finale), cade in finale contro l’Olanda dell’astro nascente Marco Van Basten. Il gol del 2-0 passerà alla storia e Dasaev, suo malgrado, sarà protagonista indiretto nell’osservare quella parabola meravigliosa consegnata alla leggenda.

Gli Europei regalano tuttavia una “vittoria” ad alcuni calciatori sovietici, i quali vengono “liberati” dalla federazione e potenzialmente trasferibili all’estero (norma valida solo per gli sportivi di età superiore ai 28 anni)

Dasaev nell’estate del 1988 passa così al Siviglia, senza però poter portare con sé la famiglia.

La prima stagione non è positiva, con il portiere dotato di riflessi felini e calma glaciale che solo a sprazzi si palesa ta i pali della formazione andalusa.

Va meglio nel campionato 1989-90, quello che porta ai mondiali italiani.

Fa in tempo per essere convocato per Italia ’90, nonostante i “migranti” non erano visti di buon occhio da Lobanovski.

Dopo un esordio infelice contro la Romania finisce in panchina. Sarà la sua ultima partita in Nazionale e per beffarda coincidenza, anche l’unica senza la storica scritta “CCCP” sulla maglietta, poiché il ministero dello Sport sovietico aveva deciso di eliminarla. Segnale che ormai, per il gigante dai piedi d’argilla, si era alla fine di un’epoca. Quelle quattro lettere erano state l’emblema di un mito che pareva restare eterno. Quelle che hanno sempre spaventato, quelle che quando le vedevi sapevi subito che dietro quella squadra c’era una potenza. Ostentate, sempre. Non c’erano più. Non sarebbero più tornate.

Negli spogliatoi parlò soltanto Dasaev:

“Sapevo che qualcuno avrebbe fatto questa domanda. Non so perché le nostre divise non hanno più la sigla. Ce le hanno date così, penso che sia stata una decisione del ministero dello Sport. Grazie”

TRACOLLO – Dopo l’estate del 1990 non gioca più gare ufficiali finendo fuori rosa a causa del regolamento che all’epoca prevede l’impiego al massimo di tre calciatori stranieri (sono Zamorano, Polster e Bengoechea). Allo scadere del suo contratto, il 30 giugno 1991, viene lasciato libero. Pochi giorni più tardi, la mattina del 6 luglio, rimane coinvolto in un incidente stradale sulle strade di Siviglia, ferendosi a una mano e alla testa. Oppresso da depressione e alcolismo, a neanche 34 anni si ritira dal calcio giocato, con la carriera e la vita personale in frantumi. Rientrerà in patria, ma tornò in una casa che non c’era più, nulla era più come prima: il Muro di Berlino era stato abbattuto, i regimi comunisti stavano crollando, mentre la Perestrojka di Gorbaciov non era riuscita a ridare vita a un modello economico e politico ormai agonizzante, il tentato colpo di Stato, Boris Eltsin. Un secondo incidente d’auto a Mosca, sempre causato dall’alcool, lo farà finire in rianimazione, e dopo un lungo periodo di riabilitazione sarà abbandonato dalla moglie e la figlia. Decide così di tornare in Spagna, ma dopo una fallimentare esperienza come commerciante di articoli sportivi si ritrova in grave disagio economico, in quanto col pallone non ha mai guadagnato nulla oltre i rimborsi spese. Così dettava il socialismo.


BACHECA

Campionato sovietico: 2

Spartak Mosca: 1979, 1987

Coppa delle Federazioni sovietiche: 1

Spartak Mosca: 1987

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