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NowNews | Verratti: il paragone con Pirlo diventa sempre più blasfemo


Marco Verratti, storia di un talento potenziale, mai del tutto espresso…

L’espulsione contro il Real Madrid nel quarto di finale di Champions League 2017-2018 è solo l’ennesimo tassello di un mosaico che racconta la vita calcistica di un calciatore decisamente sopravvalutato.

Partito da Manoppello, nel Pescara era un trequartista talentuoso, trasformato poi da Zeman in regista.

Stagione d’oro con il Boemo e viaggio verso i Lidi del “Calcio Vero” assieme ad Immobile ed Insigne.

Ma se i suoi illustri colleghi si sono comunque ritagliati uno spazio importante sulla scena del calcio italiano (Immobile ha anche provato – senza fortuna – il calcio estero), il “Folletto di Manoppello” ha deluso al PSG, in un campionato decisamente poco probante ed una ribalta internazionale costantemente mancata.

Antonio Conte non gliele mandò a dire, ritenendolo troppo poco incisivo per essere un centrocampista.

Con la squadra di club parigina non è mai andato oltre i quarti di finale in Champions’; con l’Italia ha semplicemente ricalcato il basso profilo manifestato con la sua squadra.

Europei e Mondiali senza lasciare mai il segno, con un modo di giocare troppe volte eccessivamente accademico, senza mai prendersi un rischio.

L’unica volta che ha manifestato esuberanza lo ha fatto andando a “conquistarsi” provvedimenti disciplinari tanto evitabili, quanto ineccepibili.

Oltre al Rosso di questa settimana contro il Real, c’è anche l’ammonizione rimediata a Stoccolma contro la Svezia nell’andata dei PlayOff Mondiali. Un giallo che gli ha fatto saltare per squalifica la gara di S.Siro, rivelatasi poi fatale per i destini Mondiali degli Azzurri.

Tony Damsceli andò giù pesante in quel frangente:

“Verratti sarà assente a S.Siro… così come a Stoccolma”.

IL PARAGONE CON PIRLO – Da anni, Verratti è stato paragonato (bisogna ammetterlo, in maniera blasfema) ad Andrea Pirlo. Nate anch’egli trequartista, dopo un folgorante inizio carriera speso tra Brescia ed Under 21, si arenò nella schizofrenica Inter edizione 1998-99 e nemmeno il Vate Tardelli riuscì a ridestarlo dal torpore calcistico nella stagione 2000-01 (tornato a Milano dopo la buona esperienza alla Reggina). Il Gennaio 2001 gli spalanca le porte del ritorno a Brescia e Mazzone gli cambia la carriera: il ruolo di trequartista / seconda punta è occupato da Roby Baggio, ma Sor Carletto non vuole privarsi della classe del bresciano: in cabina di Regia, Pirlo disegna calcio ed il Milan lo acquista nell’estate del 2001 in un valzer di scambi che vede coinvolto anche Guglielminpietro (pallino di Cuper).

Un altro Carletto (Ancelotti) ne esalta le qualità e gli cuce addosso una squadra, anche se pure nella sponda rossonera non furono subito rose e fiori…

Il resto della carriera è ormai storia, con la prima Champions’ vinta a 23 anni che diede il via ad una storia epica.

Verratti di anni ne ha 25 e finora in bacheca c’è un campionato di B ed una serie di Titoli transalpini che, considerando il potenziale del PSG, rappresentano davvero delle briciole.


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