NowNews | Renato-Giannini: la “Rometta” fine anni 80 riaffiora…

Meglio giocatore, o meglio allenatore? Queste sono le questioni amletiche che gravitano attorno ad ex calciatori che hanno effettuato il “salto della staccionata” sedendosi su una panchina.

E’ storia di questi giorni la notorietà riacquisita da Renato Portalutti, “Fenomeno Parastatale” di Gialappiana memoria nella stagione 1988/89 con la maglietta della Roma: Fuoriclasse puro in Brasile, meteora barcollante (termine usato non a caso) nella capitale giallorossa.

https://youtu.be/kFj4ef3SCNI

Da calciatore ha edificato la sua carriera con il Gremio (Titoli in serie, su tutti la Copa Libertadores e l’Intercontinentale, con relativo Premio di Miglior Giocatore nel 1983) e da allenatore sta provando a ripercorre quelle orme sempre con la squadra di Porto Alegre.

La semifinale al cardiopalma con il Pachuca non lascia molte speranze in vista della finale del Mondiale per Club contro il Real Madrid, tuttavia Renato Portaluppi ha “smosso le acque” con alcune dichiarazioni tutt’altro che banali.

“Per ciò che ho fatto al Grêmio, meriterei una statua” – sentenzia il Mister brasiliano, che poi rincara la dose quando gli imputano la scarsa gavetta in panchina: “C’è chi tra gli allenatori il calcio va a studiarlo in Europa, io non ne ho bisogno: chi sa, sa. Chi non sa, studia. Il pallone è come andare in bici: non si scorda mai. Vorrei vedere un giorno Mourinho e Guardiola allenare le squadre che ho guidato io“

Inevitabile uno spunto sulla parentesi romana:

“A Roma mi ha rovinato Giannini, mi si è messo contro, lui e Massaro non mi passavano mai la palla“

Sebbene le prestazioni del brasiliano in Italia, nonché lo striscione esposto al Flaminio dai tifosi durante un allenamento (“Cochi, aripijate Renato!”) sentenziassero in maniera inconfutabile il flop di Portaluppi, “Il Principe” Giannini ha comunque voluto replicare:

“A volte non era molto lucido, non voglio infierire. Ho giocato 16 anni alla Roma, credo sia stato l’unico calciatore nella mia carriera giallorossa ad arrivare ubriaco all’allenamento mattutino, in queste occasioni Liedholm lo faceva prendere e portare al riparo da occhi indiscreti”