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MONDIALI

NowNews | Hector Cuper: la maledizione de l’Hombre Vertical

La convocazione di Salah con il relativo recupero lampo sembrano scacciare le nuvole nere all’orizzonte della nazionale egiziana.

La stella del Liverpool, come twittato sul suo profilo personale, ha “buone sensazioni” e l’inserimento nei 23 che partiranno per la spedizione Russa lascia presagire che “Momo” può comunque scendere in campo. Da valutare però in quali condizioni…

Questa vicenda rappresenta l’ultimo tassello del mosaico che compone la carriera di Hector Cuper, l’Hombre vertical che tanto ha costruito, molto ha seminato, ma nulla ha raccolto sotto il profilo dei successi sportivi al termine delle competizioni disputate.

Di seguito il racconto della sua carriera al Termine della Coppa d’Africa 2017, persa in Finale dal suo Egitto:




HECTOR RAUL CUPER è lo specchio dei Nostri Tempi, dove i risultati, le statistiche, le vittorie, valgono molto più del lavoro profuso.

I numeri non tengono conto delle variabili, delle circostanze, dei problemi che si affrontano, o che si son dovuti affrontare nel perseguimento di un obiettivo.

Se manchi il bersaglio, il secondo è il primo degli ultimi. Ecco, Cuper sta passando alla storia con questa definizione: Perdente di Successo (già affibbiato ad Ancelotti prima della Champions’ 2003 vinta a Manchester), l’Uomo delle occasioni fallite e via discorrendo…

La sconfitta di ieri sera nella Finale della Coppa d’Africa 2017 con il suo Egitto rappresenta l’ennesimo schiaffo della sorte sportiva: in vantaggio, poi rimontato ed infine superato a due minuti dal termine dai Leoni Indomabili del Camerun

Un’altro scherzo crudele, un segno di quella sfortuna che lungo la sua carriera sembra essere stata una compagna inseparabile.

Molti diranno: “Se uno perde tutte quelle finali, vuol dire che non ha abbastanza carisma/polso/carica e così all’infinito…”

Impossibile dare torto ai detrattori, ma per giudicare occorre guardare a tutti i “Successi” di Hector Cuper:

Stagione 1998/99, Maiorca: Finale di Coppa delle Coppe dove la squadra spagnola aveva nel portiere Argentino Roa il giocatore più rappresentativo. Di Fronte, la Lazio più forte mai vista in campo, basti pensare che le reti dell’1-2 finale furono siglate da Vieri e Nedved.

Stagione 1999/2000, Valencia: arriva in finale di Champions’ League e si inchina dinanzi al Real Madrid perdendo 3-0. Da ricordare che la clamorosa assenza risponde al nome di Amedeo Carboni (squalificato). Buon giocatore, per carità, ma lascia ben comprendere quale sia il reale valore di una squadra che in estate perderà i pezzi pregiati Farinos, Claudio Lopez e Gerard (LEGGI ARTICOLO), calciatori che ovunque non riuscirono a ripetersi.

Stagione 2000/2001, Valencia – bis: ancora una volta in finale di Champions’ League e stavolta sono i rigori a regalare la Coppa dalle Grandi Orecchie al Bayern Monaco. Gli spagnoli si affidano a Mendieta, Canizares e Kily Gonzalez. Il Bayern incorona invece Oliver Kahn (determinante tra i pali nella lotteria finale) e festeggia con una squadra decisamente superiore a quella iberica.

Stagione 2000/2001, Valencia – tris: dopo la finale persa col Bayern a S.Siro, in Spagna si gioca il match che vale il quarto posto, l’ultimo utile per la qualificazione in Champions’League. Si gioca al Camp Nou ed il Barcellona deve vincere per superare in classifica il Valencia. La gara si decide nel recupero, quando Rivaldo tira fuori dal cilindro una rovesciata spettacolare dal limite che estromette il Valencia dall’Europa che conta.

Stagione 2001/2002, Inter: a Milano raccoglie una squadra allo sbando, con tanti mezzi giocatori, un’infermeria stracolma (Ronaldo fermo ai box, Vieri reduce da due annate piene di problemi muscolari) ed una società che ha bisogno di un nuovo progetto dopo aver fallito anche con Lippi, ritenuto panacea di tutti i mali ed invece ennesimo portatore sano di problemi (rinuncia a Roberto Baggio in primis). L’Inter di Cuper non incanta, ma il suo arrivo trattiene un certo Javier Zanetti (ormai quasi ad un passo dal Real Madrid), che trova la sua collocazione di terzino destro e la fascia di capitano al braccio. Basterebbe questo per incoronarlo vincitore, invece ci aggiunge anche ordine ed un campionato di vertice con Ronaldo a mezzo servizio (una decina di presenze), un Recoba reduce da un rinnovo miliardario e dal caso passaportopoli che lo rendono sempre più indolente, ma con un Vieri straripante (a distanza di tempo il Bobo Nazionale ha sempre dichiarato che il vero Fenomeno all’Inter fu Cuper). Occorre però gettare uno sguardo alla formazione dell’Inter, che gioca sino a Dicembre con il tandem offensivo Ventola – Kallon e con la catena cintetica di sinistra composta da Gresko e Guglielminpietro. Insomma, una squadra non certo eccezionale, nomi alla mano. Eppure quell’Inter arriva in fondo a tutte le competizioni, cedendo il passo in semifinale di Coppa UEFA contro il Feyenoord futuro vincitore e perdendo lo scudetto all’ultima curva: la fortuna gli dà una mano nello scontro diretto contro la Juve (magia di Seedorf allo scadere), ma riscuote con gli interessi all’Olimpico, quando la Lazio batte 4-2 i nerazzurri cucendo lo scudetto sulle maglie bianconere.

Stagione 2002/2003, Inter – bis: Ronaldo saluta e “regala” la colpa a Cuper. L’Inter rimpiazza il fenomeno con Corradi prima, poi prende Crespo dalla Lazio e Cannavaro dal Parma. I nerazzurri restano in scia della Juventus, ma non riescono a vincere il campionato. Nonostante tutto, Cuper lancia giocatori quali Pasquale, Emre, Okan, Martins e Dalmat: insomma, calciatori non certo di caratura mondiale che devono proprio all’hombre vertical la loro carriera internazionale. L’Inter arriva a giocarsi la semifinale nell’insolito derby con il Milan ed esce dopo due pareggi (0-0 all’andata, 1-1 al ritorno) in cui l’assalto finale viene affidato a Martins (gol del pareggio) e a Kallon. L’Inter viene eliminata ed il Milan vince la Champions’. Dopo un breve periodo iniziale, nella stagione 2003/2004 Cuper viene esonerato dopo un 2-2 a Brescia.

Questo il curriculum di Cuper, con la sconfitta di Domenica sera nella Coppa d’Africa a rappresentare l’ennesimo tassello sportivo di un mosaico decisamente intriso di malasorte. Questa almeno la mia opinione, perché con il materiale a sua disposizione ha davvero fatto miracoli.

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