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14 AGOSTO | Tanti Auguri Tofting! Il Bulldog Danese

Non basta un articolo per raccontare vita e opere di Stig Tofting, mastino di centrocampo della Danimarca e di numerose squadre in Europa, soprannominato “il tagliaerbe” per il suo lavoro di fatica al servizio della squadra. Forse servirebbe un film. E probabilmente non basterebbe neppure quello.

UNA VITA DA MEDIANO – Stig Tofting nasce ad Aarhus nel 1969 ed è proprio nella squadra locale che muove i primi passi da calciatore professionista mentre contemporaneamente lavora come ascensorista. Trova la fama e il calcio che conta, attirando le attenzioni dell’Amburgo dove però non si ambienta subito. Fa avanti e indietro sulla rotta Germania-Danimarca, senza mai brillare per continuità d’impiego, fino a trovare stabilità al Duisburg tra il 1997 e il 2000, e poi ancora per un breve periodo all’Amburgo pochi anni dopo. È proprio in Germania che giocherà le sue migliori stagioni, inclusa una finale di Coppa di Lega con il Duisburg, persa in finale con il Bayern. Smetterà nel 2007 dopo aver collezionato anche un’esperienza in Premiership, al Bolton e sei mesi in Cina, per un totale di 442 presenze tra i professionisti con 42 reti e 41 presenze in Nazionale con 2 reti.

RITRATTO DI UN COMBATTENTE – Qui finisce il Tofting calciatore e inizia il Tofting uomo. Un personaggio a tutto tondo protagonista di una vita al limite, in perenne conflitto tra il successo di calciatore e gli abissi della violenza, come emerge nella discussa autobiografia uscita nel 2010, non a caso intitolata “No Regrets”, nessun rimpianto, come recita il tatuaggio enorme che ha sull’addome. Una filosofia di vita.

UN’ADOLESCENZA DISTRUTTA – Il primo crocevia della vita di Stig è la morte dei genitori per omicidio-suicidio, ritrovati morti in casa proprio dall’allora tredicenne Tofting, un episodio che segnerà profondamente la sua vita. Al punto che, con l’aumentare della fama calcistica, crescono anche le intemperanze che lo rendono celebre anche fuori dal campo. La prima delle quali avviene nel 1999 quando viene condannato a 20 giorni con la condizionale per una rissa fuori da una discoteca di Aarhus, dove il giocatore si trovava in vacanza.

CANDIDATO SINDACO – Nel 2000 torna in Danimarca e decide di aprire un bar nella sua città natale, ma gli viene vietata la licenza per via della sua vicinanza agli Hells Angels. Lui che fa? Si candida a sindaco, per dare una lezione a chi non ha voluto concedergli quella licenza. Finisce che lui si ritira dalla competizione all’ultimo momento utile, quando tutti i sondaggi lo danno vincente, e appoggia un terzo candidato che vincerà, e ovviamente gli concederà la licenza. Poco dopo, è il 2003, un’altra tragedia ferisce la vita di Tofting quando perderà suo figlio di 22 mesi per una meningite fulminante.

ALTI E BASSI – Sull’ottovolante di Tofting non c’è via di mezzo, i successi calcistici si accompagnano inesorabilmente a grandi tonfi. Come ai Mondiali del 2002 quando uno scherzo al compagno di squadra Gronkjaer, allora al Chelsea, si trasforma in una rissa (inutile dire chi avrà la peggio). Oppure ancora poche settimane dopo quando manda all’ospedale un ristoratore di Copenhagen durante una festa della Nazionale. E ancora nel 2004 quando una rissa con alcuni compagni di squadra dell’Aarhus trasforma la festa di Natale della squadra in una gazzarra, e ne causa il licenziamento.

STIG PUGILE – All’Aarhus ritorna poi qualche tempo dopo, come assistente di Erik Rasmussen fino al 2010. E nel 2009 si dà al pugilato, partecipando tra l’altro a un incontro di beneficienza dove combatte contro Renè Dif, nome che forse ora come ora non vi dirà nulla, ma che è niente meno che il frontman degli Aqua (“come on Barbie let’s go party…”). Per la cronaca, vince (ovviamente) Tofting. Non ci credete? Buona visione.

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