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COPPA CAMPIONI

09 Novembre 1988 | La Nebbia “salva” il Milan di Sacchi


9 novembre 1988, stadio Marakana di Belgrado, in scena va il secondo turno di Coppa dei Campioni fra lo Stella Rossa e il Milan di Arrigo Sacchi, ritornato nel grande palcoscenico europeo dopo nove anni. I rossoneri hanno superato agevolmente il primo ostacolo, i bulgari del Vitosha Sofia (oggi Levski), con un Marco van Basten autore nella partita di ritorno di una impressionante quaterna. Il sorteggio è stato tutt’altro che benevolo con il Diavolo, perché i campioni di Jugoslavia hanno un potenziale notevole, sicuramente la miglior squadra dell’Est Europa e lo dimostrerà un paio d’anni dopo andando a vincere la Coppa dei Campioni. Quello Stella Rossa può schierare assi del calibro di Dejan Savicevic, Robert Prosinecki e Dragan Stojkovic.

Quest’ultimo è il leader della squadra e si era già fatto conoscere al pubblico italiano segnando la rete dell’illusorio 0-1 all’andata a San Siro. Il Milan ebbe la forza e la bravura di reagire immediatamente, pareggiando un minuto dopo con Pietro Paolo Virdis. L’1-1 finale rimise la qualificazione in gioco due settimane più tardi in Jugoslavia, con lo Stella Rossa leggermente favorito, a maggior ragione perché nel Milan è assente Ruud Gullit, che ha comunque voluto viaggiare verso Belgrado con la squadra. Il clima per i rossoneri è ostile, la squadra sembra intimorita e appare in affanno rispetto agli slavi che, al contrario, sono tonici e tengono le redini del gioco. Il primo tempo si chiude sullo 0-0, un risultato che fa comodo ai padroni di casa.
Il Milan ha ancora 45’ per cambiare l’inerzia della partita, invece le cose precipitano: passano pochi minuti e Dejan Savicevic dalla distanza supera Giovanni Galli: Stella Rossa in vantaggio. Nel frattempo su Belgrado è sceso un nebbione biblico, tanto che la rete del montenegrino si fatica a vedere e solo grazie allo zoom delle telecamere si riesce a intuire qualcosa. Una nebbia mai vista prima d’ora, immediata e fitta, fittissima, tanto da annullare totalmente la visibilità. Di quel che resta della partita si intuisce solo qualcosa attraverso le urla dei giocatori. Il Milan, per giunta, è pure in inferiorità numerica per espulsione di Virdis per un fallo che non vede nessuno se non un guardalinee, che segnala all’arbitro una spinta dell’attaccante sardo a un difensore jugoslavo. Al 12’ del secondo tempo anche l’arbitro, il tedesco Pauli, si arrende: impossibile continuare e partita sospesa. Si rigioca il giorno successivo, da capo, da 0-0

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