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AMARCORD

08 Gennaio | Tanti Auguri ADRIAN MUTU

Adrian Mutu si racconta in un’intervista alla rivista “Frf Raport de Joc”. Parla del suo periodo all’Inter e anche delle sue delusioni  sportive. Quando arrivò a Milano nel 2000, c’erano Ronaldo, Zamorano e Baggio. “Ma – aggiunge l’ex giocatore romeno – c’erano anche Vieri e Recoba se parliamo solo di attaccanti! Avevo solo 20 anni e rimasi colpito da molte cose, ma la cosa che più mi impressionò fu il modo in cui giocava, si allenava e correva Ronaldo. Aveva una velocità supersonica e un controllo di palla incredibile. Un calciatore fortissimo e un bel personaggio”. Mutu ricorda anche le tante lacrime versate sui campi di calcio. “Piansi molte volte, quando perdemmo la semifinale con il Glasgow Rangers con la Fiorentina ai rigori, nella coppa Uefa del 2008 e dopo la partita contro la Danimarca, quando non centrammo la qualificazione a Euro 2004 con la Romania. E anche quando ero bambino piangevo spesso dopo aver perso una partita”.


L’ESPERIENZA ITALIANA

Il Giovane attaccante Rumeno approda in nerazzurro nel Gennaio del 2000: spazi chiusi da un parco attaccanti stellare, ma qualche barlume di classe palesato in maniera inconfutabile.

L’Inter lo gira così in prestito al Verona per la stagione 2000-2001 e con la maglia degli scaligeri vive due stagioni in crescendo, con grandi prestazioni, molte perle che, tuttavia, non impediscono ai veneti la clamorosa discesa negli inferi della cadetteria nonostante la presenza, oltre che del rumeno, di futuri Campioni del Mondo come Gilardino, Oddo e Camoranesi.

A Parma vive uno dei periodi migliori della sua carriera, formando con Adriano una coppia d’attacco formidabile. 1 Anno in Emilia dove accarezza la qualificazione in Champions e cattura le attenzioni dei Grandi Club grazie ai 18 palloni spediti in fondo al sacco.

Le sirene inglesi riecheggiano ed il Parma fa cassa cedendo il talentuoso attaccante al Chelsea del Primo Roman Abramovich. A Londra però nascono i primi problemi, con una causa giudiziaria con il club che fa tramontare il matrimonio (bene con Ranieri, ai Ferri corti con Mourinho nella seconda ed ultima stagione in Terra d’Albione), riaprendo le porte dell’Italia.

Tesserato dal Livorno nell’estate del 2005 per aggirare alcuni vincoli regolamentari, Mutu fa parte della corazzata bianconera di Fabio Capello. Lo Scudetto, poi revocato, rappresenta anche il capolinea dell’avventura sotto La Mole: un anno che lo vide comunque protagonista con 7 centri in 33 presenze.

Dopo i Mondiali del 2006 (la Romania non si qualificò, ma vi fu lo Scandalo Calciopoli che cambiò, almeno per quell’estate, il calcio italiano, ndr), Mutu riabbraccia Prandelli alla Fiorentina. E’ il periodo della piena maturità, con la Finale di Coppa UEFA sfiorata a rappresentare il punto più alto con la maglia gigliata (54 gol in 112 partite).

Saluta l’Italia dopo la fugace esperienza col Cesena 2011-2012, con gli 8 centri che non bastarono per evitare la B ai romagnoli.

Il finale di carriera si consuma tra l’Ajaccio, prima del ritorno in patria come calciatore e come CT dell’Under21

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