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Van Basten e le sue “Riforme”: Può davvero cambiare il Gioco del Calcio?


di Roberto Corbo


Durante la sua breve ma folgorante carriera Marco Van Basten ha dato più volte prova di essere un personaggio lontano dagli stereotipi del campione tutto gel e tatuaggi: classe infinita sì, ma anche molto sale in zucca e personalità da vendere.

Non è un caso che il nuovo Presidente della FIFA, Gianni Infantino, gli abbia affidato l’incarico di Responsabile dell’Innovazione Tecnologica, forse per dare un segnale di discontinuità rispetto alla dittatoriale gestione del suo predecessore, Sua Santità Joseph Blatter.

E Van Basten non si è lasciato scappare l’occasione per dare una scossa ad un mondo, quello del calcio, oltremodo autoreferenziale e per certi versi anacronistico.

Se dovessero andare in porto, le proposte del campione olandese avrebbero l’effetto di una deflagrazione per un movimento che nel tempo ha dato prova di essere il più refrattario alle novità tra le varie discipline sportive.

Ma vediamo in cosa consistono le nuove tavole delle leggi di Van Basten, per giudicare se sono così illogiche ed avventate come molti sostengono.

1) Abolizione del fuorigioco

E’ la regola più contestata, la più vivisezionata. Anche la più revisionata, spesso con pessimi risultati.

Eppure resta un totem per chi crede che il calcio debba restare così com’è.

Quando a metà degli anni ’70 gli olandesi e i belgi iniziarono a diffondere su larga scala la tattica del fuorigioco, il mondo del pallone subì un autentico shock. Ci volle molto tempo prima che gli attaccanti maturassero consapevolezza ed adeguate contromosse, utili a combattere quel fastidioso virus che riusciva a rendere inguardabili molte partite.

Nel calcio contemporaneo, tra i maestri del contro-offside va sicuramente incluso il bomber   Pippo Inzaghi. Ma il paradosso ha voluto che fosse proprio lui tra i più duri a stroncare la proposta di Van Basten. “Il calcio non è il calcetto. Senza fuorigioco le squadre sarebbero troppo lunghe”, ha tuonato Super Pippo.

Più che un’argomentazione  tesa a suffragare un legittimo punto di vista, sembra una dichiarazione di resa. Da quando in qua le squadre più lunghe rendono meno appassionanti le fasi di gioco.

Se proprio l’abolizione totale dell’offside può risultare troppo sconvolgente, perchè non pensare di limitarlo almeno agli ultimi 20 metri? Lo spettacolo ne gioverebbe.

2) Shoot out

In caso di parità al 90esimo ogni squadra avrebbe 5 tentativi: al fischio dell’arbitro il giocatore corre 25 metri verso la porta e in 8 secondi deve finire l’azione.

E’ un’altra provocazione del Cigno di Utrecht e per questo un altro punto molto criticato. Ma come al solito, quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. Più che la soluzione degli shoot out, fantasiosa ma tutt’altro che peregrina, Van Basten punta il dito verso la piaga di quegli inguardabili pareggi, frutto di matematiche convenienze o, peggio, di indecorosi patti di non belligeranza che oggi la letteratura del calcio definisce come biscotti.

Bisogna capirlo, Van Basten è un vincente e a lui viene l’orticaria nel vedere squadre sparagnine che entrano in campo con l’unico obiettivo di speculare uno striminzito pareggio.

E’ vero, la parità nel punteggio è contemplata anche in altri sport di squadra, ma si sbaglia di grosso chi crede che nel rugby, nella pallamano, nella pallanuoto, piuttosto che nell’hockey le squadre entrano in campo solo per raggiungere il risultato minimo. L’abolizione del pareggio è un concetto forse troppo tranchant, ma senza dubbio affascinante che richiede una rivoluzione copernicana nella cultura calcistica.

Chissà quanti campionati, il cui esito appare scontato già a dicembre, finirebbero in maniera differente.

3) Tempo effettivo negli ultimi 10-15 minuti

E’ una delle soluzioni non più procrastinabili perchè toccano un nervo scoperto di chi ama il calcio, ma ne detesta il lato più becero ed antisportivo.

Di tempo effettivo se ne parla da decenni, ma chiacchiere a parte, tutto è rimasto come prima. Diciamola tutta, da questo punto di vista il calcio non ha eguali. Ci sono partite dove la manfrina della perdita di tempo inizia sin dai primi minuti. Roba da far irritare anche un monaco buddista.

Gli ultimi 15 minuti di gioco poi sono sempre i più discussi. E’ in questa fase cruciale del match che prende il via l’insopportabile pantomima delle sostituzioni, delle perdite di tempo sulle rimesse e di calciatori nerboruti che a vederli non li butteresti giù neanche con un bulldozer e che invece nei minuti finali li vedi frignare e contorcersi a terra come tarantolati.

Il tempo effettivo, anche solo limitato al quarto d’ora finale, non è solo un’opportunità. E’ un’improrogabile necessità per ridare una buona iniezione di etica sportiva a questo sport.

4) Proteste consentite solo al capitano

Provate a guardare una partita di rugby e noterete che qualsiasi decisione del direttore di gara viene accettata con aplomb e soprattutto non si vedono quei penosi e minacciosi capannelli attorno all’arbitro.

Uno, basta un solo giocatore. Solo il capitano può parlare con l’arbitro.

Nel rugby la tecnologia (l’ausilio del TMO) è adottata da anni. Il direttore di gara, dotato di microfono, arriva persino a spiegare la sua decisione al pubblico. Ma qui siamo su un altro pianeta. Un’altra etica. Non aveva tutti i torti il  giornalista Henry Blaha quando affermava che: “il rugby è uno sport bestiale giocato da gentiluomini, mentre il calcio è uno sport per gentiluomini giocato da bestie”.

5) Numero massimo di falli

E’ un’altra norma che andrebbe applicata immediatamente. Ci sono calciatori che riescono incredibilmente a concludere una partita, a volte senza cartellini, pur commettendo falli sistematici. Il limite di 5 falli personali e i bonus di squadra (come nella pallacanestro) sarebbe  una soluzione premiante per giocatori e squadre corrette. In alternativa fa bene Van Basten a proporre anche le espulsioni a tempo, come nella pallanuoto e nel rugby.

Infine aggiungerei anche l’introduzione del concetto di fallo antisportivo, mutuandolo dal basket. Nel calcio questa pessima abitudine è stata edulcorata da certi soloni della TV con innocui neologismi del tipo fallo di frustrazione  o fallo tattico. Che ci sarà di tattico poi…

6) Più cambi e volanti

E’ la norma meno sconvolgente tra quelle proposte dall’ex-campione olandese. Funzionerebbe come in altri sport di squadra come basket e pallamano. Introducendola con opportuni accorgimenti (va tenuto conto anche delle dimensioni del campo), insieme ad eventuali time-out, i vantaggi per lo spettacolo risulterebbero evidenti: più pause per giocatori affaticati e nessuna perdita di tempo per le sostituzioni.

7) Meno partite durante la stagione

La proposta di Van Basten di scendere ad un tetto massimo di 50 partite a stagione è da tempo propugnata dal movimento dei calciatori, i quali, dal canto loro, in questi anni hanno fatto ben poco per andare incontro alle esigenze delle società. Ad ogni modo, l’ipotesi di una riduzione degli impegni, alla quale dovrebbe corrispondere un proporzionale decremento degli ingaggi, sembra in assoluta controtendenza con il calcio di oggi, sempre più affamato di risorse economiche provenienti in buona parte dal mercato dei diritti televisivi.

Per concludere…

Il calcio, come detto, è uno sport piuttosto refrettario al cambiamento. Eppure a volte basterebbero soluzioni, anche semplici nella loro applicazione, per archiviare tante di quelle polemiche che si avviluppano intorno a discutibili decisioni arbitrali o a comportanenti antisportivi. Ne è un esempio lampante un banalissimo provvedimento adottato di recente durante le partite di calcio. E’ bastato che una bomboletta spray tracciasse sull’erba una piccola semisfera ed una linea retta per mandare in soffitta decenni di fastidiosissime discussioni sulla distanza delle barriere sui calci di punizione. Basta poco, checcevò!


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